Quando si pensa ad insegnare l’inglese ai bambini, la prima idea che viene in mente è: insegnare il vocabolario.
In effetti, senza nuove parole in inglese, non è possibile neppure pensare alla nuova lingua: per questo insegnare il vocabolario appare il modo più’ immediato e naturale per insegnare l’inglese.
Qui diamo alcune indicazioni su come fare questa attività, tenendo conto che i piccoli non hanno ancora strategie ben definite, efficienti e consapevoli di memorizzazione, quindi è bene affidarsi ai processi di memorizzazione implicita, più’ che esplicita:
- Pensate con attenzione al vocabolario target: il vocabolario che volete insegnare deve essere riferito ad oggetti assolutamente famigliari al bambino, cose che ha afferrato e conosce. Pensate che la parola inglese deve “linkarsi” al concetto (non alla parola italiana). Se il “significante” (la forma fonetica della parola inglese, il suo suono: ad esempio il suono /red/)è nuovo e deve essere appreso, è fondamentale che il “significato” (ovvero l’oggetto a cui si riferisce il significante, ad esempio il colore “rosso”) sia assolutamente chiaro e noto ai bambini. Quindi, scegliete concetti veramente basici quando avete a che fare con i piccoli. Se fate i colori, scegliete solo colori che siete certi che abbiano bene in mente (ad esempio: ok il rosso, ma siete sicuri del viola? O per fare altri esempi: ok la mano, ma siete sicuri del “pollice”? Ok il naso, ma siete sicuri del “mento”?). Non è affatto necessario insegnare molte parole: molto meglio costruire un vocabolario di base solido. Le nuove parole si aggregheranno a quelle che i bambini avranno imparato in modo molto più’ naturale, se create un buon, solido, vocabolario di base: pensate alla crescita naturale di un cristallo, avete presente? il cristallo cresce con nuovo materiale che si aggrega ai punti iniziali. La memoria funziona cosi, con ganci che legano le nuove parole ed idee a parole ed idee già esistenti, ed ognuno di noi ha processi spontanei (possiamo dire che la memoria di ognuno di noi è un cristallo, di diverse dimensioni e forme. Ma tanto più’ è solida la base, migliori premesse avrà il successivo sviluppo, anche spontaneo.
- Ripetete, ripetete, ripetete. Insegnare è un mestiere per gente paziente. Non potete pensare che i bambini imparino le parole dopo averle sentite due, o tre volte. Le parole target, quelle che avete selezionato come base del vostro cristallo, devono letteralmente riempire l’aria. Dovete non solo insegnarle esplicitamente (con flashcards, disegni, canzoni, mimi…) ma continuare ad enfatizzarle e ripeterle mentre parlate “naturalmente” con i bambini. Ricordate le vostre parole target e ogni volta che si presenta l’occasione usatele anche nel gioco libero o nella comunicazione quotidiana. Idee? Per esempio, se avete insegnato la parola “Jacket”, usatela tutte le volte che iniziate la lezione, per esempio enfatizzando il processo in cui i bambini si svestono “Jacket off everybody! o Take off your jackets”, o quando finite “Put on your jackets”. I bambini non solo impareranno “jacket”, ma anche (come le formazioni del cristallo) tutte le parole che usate assieme a questa parola “take off your kacket, put on your jacket. Un modo per ricordare le parole è attaccare per la classe le immagini del vocabolario target, magari in punti strategici: una immagine di giacche, cappelli e sciarpe può andare nell’angolo degli appendini, come un’immagine di quaderni, pennarelli e matite nell’angolo cancelleria, o quadratini colorati (con i colori target) nell’area dove tenete i materiali di pittura. Ogni tanto (ogni spesso!!!) indicate con il dito queste immagini incollate sui muri e ripetete tutti assieme le parole fatte nelle lezioni precedenti. Ripetere aiuta, come dicevano gli antichi! La tecnica di memorizzazione detta “ripetizione spaziata” funziona: in sostanza, consiste nel ripetere spesso una parola nuova, e poi recuperarla e ripeterla ogni tot per ripescarla dalla memoria e rinfrescarla. Quindi, se insegniamo la parola “jacket” per due o tre lezioni la ripeteremo tantissimo. Poi la lasciamo a bagnomaria per una o due lezioni e la recuperiamo alla terza lezione. Poi la lasciamo ancora e la ripetiamo ancora, con una certa regolarità….
- Usate un approccio multisensoriale: non tutti i bambini ricordano la forma fonetica delle parole. Alcuni hanno bisogno di una sorta di ancora visiva (flashcards, disegni) o cinestetica (gesti, mimi). Usate tutti gli strumenti a vostra disposizione, ricordando che i bambini piccoli sono “esseri globali”. Qualche consiglio: c’è una canzone che tutti conoscono, tipo “Fra’ Martino”? Cambiate le parole ed usatela per insegnare. Non è difficile improvvisare qualcosa come “Put on your jackets, put on your jackets, say good bye! say good bye! ” sulle note di Fra’ Martino, da cantare tutti insieme quando i bambini vanno via. Il gesto di mettere la giacca, la flashcard appesa sul muro, la canzone e il gesto di vestirsi…renderanno la parola “jacket” indimenticabile!
- Non interrogate in modo traduttivo. Il bello di questo sistema è che i bambini non collegano la parola “Jacket” alla parola “giacca”, ma al concetto “giacca”. Paradossalmente, capiscono se gli dici “Put on your jacket”, ma non sanno risponderti “come si dice Giacca in inglese?”. E’ normale, normalissimo. Se volete controllare l’apprendimento, fatelo in modo consistente con il metodo usato (e ricordatevi che un corso di inglese non è un corso di traduzione!! Spiegate questa differenza ai genitori)
- Incoraggiateli moltissimo. I bambini fanno ciò che dà piacere affettivo ed emotivo, e nulla è piacevole come essere riconosciuti nel momento della fatica. Non sottovalutate l’impegno mentale che ci stanno mettendo, specie se è un corso extrascolastico. Incoraggiateli, lodateli, fateli sentire speciali!
I miei figli di 6 anni hanno frequentato il summer camp Open Mind per tutto il mese di giugno e devo dire che si sono trovati molto bene.
Educatrici esclusavamente madrelingua competenti ed empatiche sempre pronte a stimolare in forme diverse i bambini, proponendo giochi, canzoni e diverse attività all’aperto.
Un modo semplice ma estremamente efficace per avvicinarsi all’apprendimento di una nuova lingua.
Elisa
Per finire, ecco un piccolo gioco per insegnare le parole inglesi ai bambini. E’ una specie di “CLIL” per l’asilo, nel senso che è una attività sperimentale. Si chiama “sink or float”.
Prendete dei giocattoli di plastica, ce ne sono di tutti i tipi. Se volete insegnare il cibo, ci sono i giocattoli che riproducono la frutta, la verdura o anche altri cibi. Se volete insegnare i colori, usate pennarelli scarichi o bastoncini colorati. Se volete insegnare i nomi di animali, usate pupazzetti di animali…e cosi via.
Predisponete una bacinella di acqua.
Mi raccomando, oggetti omogenei e massimo 5-7 per volta, non di piu’.
La domanda che farete ai bambini è “Will it sink or float?”
Prima mostrate ovviamente cosa vuole dire “sink”, mostrando il comportamento di un sacco nell’acqua. Potete fare capire anche usando il tono di voce: abbassate il tono quando di te “siiink”, e magari mimate il fatto di “andare giu'” con il corpo. Viceversa, mostrate “float” con una barchetta e mimate il galleggiamento, magari con un gesto di ondeggiamento. Potete fare anche un simon says con SINK e FLOAT o un “sacco pieno, sacco vuoto”.
Qusndo siete sicuri che abbiano capito Sink e Float, mostrate gli oggetti. Scegliete i giocattoli in modo che alcuni galleggino e altri vadano a fondo.
Fate fare le ipotesi ai bambini: Will the PIZZA (mostrate il giocattolo Pizza) Sink or Float? Will the APPLE sink or float?
Dopo che tutti hanno fatto le ipotesi, mettetli in cerchio attorno alla bacinella e fate l’esperimento.
Dopo fate l’osservazione e traete le conclusioni (ad esempio Pizza Toy floats, apple toy sinks)
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